Recensioni - About Matrì
Matrì realizza visioni astratte che oscillano tra l’emozione informale e il rigore della geometria
(Enzo Di Martino – Il Gazzettino)
Matrì, composizioni oniriche colme di verità mai enunciate. Sogni che liberano la fantasia alla ricerca di una felicità perduta.
(Giorgio Pilla – Il Resto del Carlino)
Un temperamento vigoroso, una carica espressiva intensa, un percorso ricco d’echi interiori. Questi i termini linguistici che accompagnano la ricerca dell’autore altoatesino che, al fascino emotivo del colore, unisce la forza simbolica della pennellata gestuale. Sulla superficie si dipanano segni intrisi di momenti sognanti, immagini oniriche colte come apparizioni, espressioni pure che rivelano una profonda analisi dell’animo umano.
(Gabriella Niero – Archivio delle arti)
Matrì ama giocare con le forme ed i colori attraverso accostamenti liberi che creano atmosfere oniriche, svincolate da un oggettivo riferimento ad una situazione definita.
(Giorgia Gemo – Il Giornale)
Il suo messaggio è quello di un viaggio nella fantasia con forme e colori del’invisibile.
(Orfango Campigli – Libero)
Matrì è un artista altoatesino che dipinge con colori vivi. Lo potremmo collocare nel filone dell’informale, ma nelle sue composizioni di segno e colore, vi notimo il gesto della sua fervida fantasia.
(Dino Gavagnin – Il Giorno)
Matrì ci pone di fronte alle sue forme e colori dell’invisibile che danzano nell’aria. E’ una costante ricerca dell’originaria condizione spirituale.
(Francesco Valma – La Stampa)
Il pittore Matrì mostra forme e colori dell’invisibile in accattivante scioltezza, decantando il suo viaggio nella fantasia.
(Orfango Campigli – Il Secolo d’Italia)
Matrì, con una pittura di impianto astratto, all’interno delle cui tele si svolge una incesante attività cerebrale che, pur assumendo di volta in volta caratteristiche grafiche all’occhio differenziate per tonalità cromatiche e alternanti nella stesura, hanno la capacità di accaparrarsi il nostro interesse e condurci per mano in mondi ora giocosi, ora tragici ma pur sempre colmi di un’attenzione spasimante per tutta la parte migliore dell’essere umano.
(Giorgio Pilla – Gente Veneta)
Nulla è certo nella pittura dell’artista bolzanino, la sua innata ansia ci porta a visitare mondi in continua evoluzione psichica. E’ un viaggio nell’inconscio tratteggiato da un dinamismo cromatico e segnino che non da punti di riferimento e tiene il fruitore sulla corda come un equilibrista. I colori si sfrangiano e diventano luce e poi si tramutano in filamenti musicali che possono avere la cadenza di Dvorak, oppure le vaghezze di Vivaldi. Una lettura affascinante e misteriosa.
(Giorgio Pilla – Artecultura)
Matrì, con le sue spesse superfici materiche unisce, in perfetta sintonia, la ragione del segno e l’istinto del colore ispirandosi a suggestioni interiori.
(Gabriella Niero – Avvenire)
Matrì sorprende con le sue “forme e colori dell’invisibile”. C’è in lui una continua tensione spirituale, la ricerca di una realtà sognata, la brama di rivivere il principio, quando tuto era giustizia uscita dalle mani del Creatore. Questa tensione si legge nel ritmo musicale che l’artista imprime a segni e colori con grande prontezza.
(Francesco Valma – Il Resto del Carlino)
Matrì, astrazione geometrica, impatto emotivo del colore, gestualità e rigore. Il pittore dà vita a suggestive forme spaziali.
(Gabriella Niero – L’Unità)
Completamente nell’ambito dell’astrazione riempie superfici con pennellate veloci e vivaci, gocciola e getta colori a macchie. Eugen Galasso ci fa osservare come “quest’arte è volta ad avvicinare in misura fondamentale, determinante, la decorazione, (intesa però nel senso nobile e mai limitativo-limitante quale si trova nell’arte orientale dove, nella stessa gamma semantica dell’ideogramma, si trova appunto proprio la decorazione, la cui espressione è per così dire totale) e l’espressione, la comunicazione. Si tratta di vedere come ogni oggetto, (…) vada ad inserirsi in un contesto preciso, che è già veicolato purchè si abbia un minimo di disponibilità a lasciarsi andare a quello che Bachelard chiama il diritto a sognare”.
(Pierina Rizzardi, Eugenio Galasso – Il Mattino)
I suoi quadri mostrano quel conflitto che manifestano molte opere dell’arte attuale, ovvero quello che si crea tra la volontà di una totale astrazione del reale ed un geometrismo di stampo accademico. Non possono tuttavia mancare agganci molto concreti alla realtà, effettuati attraverso la scelta dei colori, i quali con l’ausilio del titolo, danno al fruitore la possibilità di calarsi in quelle situazioni esperite dall’autore, che hanno spinto alla creazione dell’opera.
(N.M. Corriere dell’Alto Adige)
Dalle sue opere si può desumere la forza dei colori e l’astrattismo delle forme, lineari e simmetriche, o rotondeggianti e quasi caotiche, ma intimamente simboliche, quasi un voler mettere ordine nel caos dell’esistenza. E come egli steso ci dice, è l’arte a prender per mano l’artista, è l’arte a condurlo nei meandri del proprio sentire, della propria anima, in un viaggio senza fine, perché “nell’infinità dell’anima ogni limite diventa … fantasia”.
Nelly Dal Forno Todisco